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PAGINA LETTERARIA
Consolazione, ma anche autolesionismo
I bambini, per esempio, possono iniziare a mangiarsi le unghie quando in fami-
glia non si respira un’aria serena, di fronte a intensi contrasti, liti e incompren-
sioni fra i genitori, oppure dopo la nascita di un fratellino o una sorellina (è uno
dei classici comportamenti attuati inconsciamente per attrarre l’attenzione, oltre
che
scaricare l’ansia
creata dalla nuova presenza che distoglie le cure parentali
da sé), come reazione aspettative troppo elevate da parte di mamma e papà o,
ancora, quando l’ambiente circostante pone eccessivi divieti, obblighi e puni-
zioni: sono tutte situazioni, queste, che mettono a dura prova l’
emotività infan-
tile
. Così, per trovare una consolazione davvero “a portata di mano”, il bambi-
no può iniziare prima a ciucciarsi il dito per poi arrivare fino ad “abbuffarsi” di
cheratina e, in alcuni casi, rovinarsi seriamente le dita.
Dall’altro lato, infatti, bisogna considerare anche la
componente aggressi-
va
del gesto: mangiarsi le unghie provoca dolore, causa una forte sensibilizza-
zione della parte superiore delle dita e può trattarsi di rabbia non espressa, non
incanalata in maniera costruttiva, non buttata all’esterno, ma rivolta contro se
stessi, un classico esempio di
comportamento autolesionistico
che va indaga-
to per capirne il fattore scatenante. A volte, timido e con scarsa fiducia in se
stesso, pieno di rabbia ma privo della capacità di buttarla fuori, l’onicofago si
accanisce contro se stesso, ancora e ancora di più anche se il dolore è esatta-
mente il contrario di ciò che vorrebbe, cioè il piacere capace di contrastare lo
stress, la noia, in nervosismo, l’ansia che si prova.
Come risolvere il problema
Naturalmente non è sempre così: il bambino che fa questo gesto saltuariamente,
ma senza ripetitività, non ha certo un comportamento preoccupante; se arriva a
rovinarsi le dita, però, è necessario indagare a fondo. Senza tuttavia sgridarlo o
puntare il dito contro il gesto compiuto, quanto piuttosto cercando di scoprirne
le cause scatenanti. Anche forzarlo a smettere applicando qualcosa di amaro
sulle dita è spesso controproducente, perché il bimbo cesserà magari di man-
giarsi le unghie, ma finirà per sostituire questo modo di sfogare il suo malesse-
re con un altro comportamento compulsivo, senza risolvere il problema alla ra-
dice. Parlarne con tranquillità senza enfatizzare o condannare è invece la vera
mossa vincente per individuare l’origine del problema, magari con l’aiuto di
uno psicologo. Si può poi pensare a un’alternativa come masticare gomma
americana, liquirizie o caramelle (senza eccedere, però).