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RECENSIONI
“Don Chisciotte della Mancia”
Don Chisciotte della Mancia di
Miguel De Cervantes
è considerato il primo romanzo moderno. È ispirato
alle grandi storie di cavalieri e fu scritto nel 1600.
Ambientato in Spagna, racconta delle avventure del
cinquantenne Alonso Quijana che, dopo aver letto
diverse storie di cavalieri si convince di essere un
cavaliere lui stesso e, sotto il nome di Don Chisciotte
della Mancia, parte con il suo cavallo Ronzinante e
con Sancio Panza come scudiero, contadino a cui ha
promesso un isola come ricompensa del suo lavoro.
Vive così molte avventure, tutte dedicate ad una con-
tadina da lui chiamata Dulcinea del Toboso: si scon-
trerà contro mulini a vento che lui crede giganti,
greggi di pecore che lui crede eserciti.
La nipote e la governante cercano più volte di farlo
tornare con l’aiuto del curato, del barbiere e del di-
plomato Corrosco: tuttavia Don Chisciotte, che si fa
chiamare Cavaliere della Triste Figura e poi Cavalie-
re dei Leoni, riparte ogni volta con Sancio Panza. E mentre Don Chisciotte si dispera perché
secondo lui Dulcinea del Toboso è stata trasformata dai suoi nemici incantatori in una rozza
contadina, mentre era solo una burla di Sancio, i due giungono al palazzo di due Duchi, che
li trattano come cavaliere e scudiere e fanno vivere loro molte finte avventure.
Il Duca dona a Sancio la famosa isola che gli è stata promessa, tuttavia il contadino si rende
conto di non essere in grado di governarla e preferisce tornare da Don Chisciotte.Finalmente
dopo diversi tentativi vani, il diplomato riesce a far tornare a casa Don Chisciotte che, torna-
to Alonso Quijiana e guarito dalla pazzia, muore dopo qualche giorno. Don Chisciotte della
Mancia è nato nel 1547 ad Alcalà de Henares da una famiglia modesta. Figlio di Rodrigo e
Leonor de Cortinas, Miguel è il quarto di sette figli. Il 23 aprile del 1616 muore dopo aver
appena composto il congedo che è inserito nel prologo del suo capolavoro Don Chisciotte.
La formazione culturale di Cervantes si svolse nella fase di passaggio dal XVI secolo al
XVII secolo in pieno clima rinascimentale e il passaggio del rinascimento al barocco trovò
in lui un interprete profondamente radicato nei problemi dell’uomo di quel tempo. Nell’ope-
ra di Cervantes si coglie il sogno, la fantasia, l’ignoto, la follia, l’istinto per portare alla luce
la conoscenza umana.
In essa emerge il desiderio di condizioni esistenziali diverse, in cui
l’uomo libero dai rapporti sociali prestabiliti possa essere autonomo e realizzare la propria
individualità. Don Chishiotte, il folle ed idealista cavaliere, Sancio, il suo realista scudiero,
sono espressivi diversi, ma non contrastanti di questa esigenza che diviene il tema centrale di
tutto il romanzo. Quello che importa cogliere è il disagio di vivere, che porta a desiderare e
sognare un mondo mai esplorato. Lo scopo di Cervantes è sottolineare l’inadeguatezza degli
intellettuali dell’epoca a fronteggiare i nuovi tempi che correvano in Spagna, un periodo sto-
rico caratterizzato infatti dal materialismo e dal tramonto degli ideali. Il primo obiettivo del
romanzo, dichiarato esplicitamente dallo stesso Cervantes di ridicolizzare i libri di cavalleria
e di satireggiare il mondo medioevale, tramite il “folle” personaggio di Don Chisciotte.
Inol-
trandosi però nella lettura Don Chisciotte perde la connotazione di personaggio “comico”.