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STORIE E RACCONTI
“Dal racconto di un naufrago
”
Vidi la sua figura esile sparire tra gli alberi, veloce e silenziosa.
Rimasi a guardare speranzoso che tornasse, ma i minuti passavano e io ero di nuovo
solo. Mi trascinai fino alla palma piu vicina e vidi che tra i gusci vuoti caduti a terra c’e-
ra un pezzo di cocco ancora pieno per meta. Lo afferrai e inizia a mangiarlo, in fretta.
Sentii le palpebre farsi piu pesanti, ma non volevo dormire.
Ad un certo punto udii il latrato di un cane farsi sempre piu vicino. Mi sedetti in modo
da essere pronto a scappare, ma dalle fronde vidi spuntare la ragazza accompagnata da
due alti uomini e un grosso cane. Ebbi paura ma mi alzai, molto lentamente, tenendomi
aggrappato all’albero. I due uomini mi urlarono qualcosa in una lingua sconosciuta.
Chiaramente non risposi, e quelli mi si avvicinarono, mi afferrarono e mi trascinarono
via, verso il sentiero. Camminavo a occhi chiusi, tanto che non vidi nulla della foresta
che mi circondava.
Quando sentii delle voci mi decisi ad aprire gli occhi. Mi trovavo di fronte a un villaggio
di tante capanne fatte di legno e paglia. In fondo vidi un’enorme capanna dipinta di ros-
so e verde. La gente correva per strada e si rintanava in casa: dovevano aver paura di
me.
Guardai in alto: il cielo era limpido, il sole accecante. Socchiusi gli occhi, poi guardai
meglio la scena: nella piazza si stavano radunando delle guardie. Fui trascinato in una
piccola capanna mentre uno dei due uomini e la ragazza se ne andavano e uno restava a
fare la guardia. Dopo un po’ l’uomo torno, ma senza la ragazza. Mi prese di peso e mi
tiro fuori, seguito dall’altro.
Mi trascino per mezzo villaggio, tra le strade deserte. Arrivati alla capanna centrale, mi
spinsero dentro e restarono fuori ad aspettare. Al centro della capanna, in penombra,
era seduto un uomo con una lunga barba bianca. Vicino a lui era seduta la ragazza. L’an-
ziano inizio ad interrogarmi, ma io continuavo a non rispondere. Lui mi sorrise, poi tiro
fuori da una vecchia sacca un piccolo mappamondo e me lo porse, indicando la Colom-
bia, quindi mi guardo con aria interrogativa. Gli indicai il luogo da dove venivo.
La ragazza, all’ordine dell’anziano, mi porto una ciotola d’acqua e del cocco. Io sorrisi,
poi mangiai e bevvi in modo affannato.
Poi la giovane mi aiuto ad alzarmi e mi porto nella capanna accanto, dove mi medico
con una strana pomata verde e con un forte odore. Nonostante il doloro, non dissi nulla.
Dopo un po’ l’anziano torno, sempre sorridente, accompagnato da i due uomini che mi
avevano trascinato al villaggio. Anche se dubbiosi, sembravano meno ostili. La ragazza
mi porse una larga casacca, poi mi guidarono fuori: ad attenderci, c’era una piccola mu-
la.Mi aiutarono a salire, poi la trascinarono per le briglie verso la foresta. Ero preoccu-
pato, ma quando mi accorsi che l’anziano e la ragazza erano con noi, mi sentii piu tran-
quillo. Entrammo nella foresta e andammo avanti senza rallentare il passo: la mula era
scomoda, ma nelle mie condizioni non potevo camminare. Ci vollero circa due ore pri-
ma di uscire dalla foresta, e qui incontrammo una strada asfaltata. La seguimmo fino a
giungere in una piccola citta, ricca di piccole case e nessuna macchina, solo qualche bici.
Mi aiutarono a scendere e l’anziano mi saluto, prendendomi la mano. Quando la lascio
mi trovai in mano un sacchettino pieno di strane monete. Quindi si allontanarono por-
tando via la mula.
Rimasi di nuovo solo, ma ora avevo la pancia piena e un sacchetto pieno di soldi: per
prima cosa avrei contattato casa. Ormai ero sicuro di essere salvo.
Alice Putrino II^F